Ogni tanto, ma troppo poco spesso, capita un libro come questo in cui l'autore che parla di un amico artista (e che artista!) non si sovrappone a lui ma gioca intelligentemente ed abilmente di sponda facendo emergere i tratti più significativi dell'artista stesso. Giuseppe Novello da Codogno andrebbe studiato per legge in tutte le scuole italiane (ma non tutti i professori sono Antonio Todde, magari fosse così). In tempi in cui si blatera di diritto alla satira, il tratto di Novello solleva l'animo e ci insegna - "essendo" e non "parlando" - come in pochi tratti, esattamente come nelle poche parole dei poeti veri, stia la verità delle cose, la loro essenza, la loro caducità e la loro miseria. Niente comizi, all'artista non servono, se l'artista è comiziante ci si insospettisca, c'è il trucco, non c'è il talento. Antonio Todde è bravissimo nel far parlare le cose senza che ne parli lui (vena da scrittore, complimenti) basta che le cose stesse siano messe sotto la luce giusta, come ha fatto l'autore. Comprate il libro.
Corrado Bresciani